Centro di Solidarietà della Compagnia delle Opere di Milazzo - Via Umberto I n.128, 98057 Milazzo - mail: cds.milazzo@gmail.com


mercoledì 10 novembre 2010

Il vero dono dentro il “pacco”


BANCHI DI SOLIDARIETÀ: Il vero dono dentro il “pacco”


di Davide Perillo

08/11/2010 - Sabato, un migliaio di volontari in assemblea a Milano «per andare a fondo della propria esperienza». E per raccontarsi un bisogno senza fine, che passa anche da una scatola di lenticchie. Fino a scoprire «Cristo vicino».

Volontari preparano il "pacco"

Lo scopo? È chiaro. «È aiutarsi a cedere all’iniziativa di quell’uomo, Cristo, sulla nostra vita». Come duemila anni fa. Come quando tutto è iniziato. Come quando la carità è entrata nel mondo per restarci. Anche passando da un pacco pieno di viveri. È iniziata così l’Assemblea nazionale dei Banchi di Solidarietà al Teatro Smeraldo di Milano. Con parole che c’entrano poco o nulla con le questioni organizzative, le «cose da fare» e le tante incombenze che toccano una rete di 170 associazioni e oltre 4mila volontari che si occupano di raccogliere e distribuire generi alimentari a 30mila persone bisognose in Italia e non solo. Un migliaio di persone in sala, trentotto città collegate in video (il segnale arriva fino in Kazakistan). E Andrea Franchi, responsabile dell’opera, che taglia corto già in partenza. Vuole andare al cuore di quella che per migliaia di persone è diventata la «caritativa», cioè uno dei gesti educativi più importanti suggeriti da sempre dal movimento di Cl. Un modo per imparare la carità. Ricevuta e, quindi, vissuta, fino a tradurla in fatti. «Per questo abbiamo chiesto a don Eugenio Nembrini di essere qui con noi. Per andare a fondo dell’esperienza che stiamo facendo. Per giudicarla». E andare a fondo, sottolinea Nembrini, è anzitutto scoprire «l’iniziativa di Dio. Che è diventato un uomo. Così che qualche altro uomo, duemila anni fa, ha iniziato a gustare, a sentire su di sé, a sentirsi oggetto di questa attenzione infinita di Dio. Se non è per questo, è inutile anche tutto il bene che in qualche modo cerchi di fare».

Via con gli interventi, quindi. Che vanno subito a parare lì. A quel bisogno senza fine che sta dentro il «pacco», ma è infinitamente più grande. Quello che fa raccontare a Graziella di come, attraverso «due scatole di lenticchie», abbia scoperto «qualcuno con cui parlare che non ci giudica: un amico, finalmente». O che ha toccato Grazia, che ha iniziato portando il “pacco” a una famiglia con la madre in carcere e ha stretto un’amicizia tale, fatta di pranzi e cene e una condivisione senza misura, che quella stessa madre, da dietro le sbarre, le scrive: «Attraverso di voi ho scoperto il vero dono che Gesù mi voleva fare: essere libera in ogni luogo». «Vedete? Non è roba nostra, ma accade», sottolinea Nembrini: «Siamo qui a dire “quanto siamo bravi” o “che roba impressionante quando Dio incontra il bisogno dell’uomo?”. Noi siamo come il filo della luce. La luce è un’altra cosa. È il filo che permette alla luce di arrivare».

Altre testimonianze. Altri fatti. Fabrizio, nome italianizzato di un amico iraniano, vive nel Torinese da trent’anni. Ha incontrato «quelli del Banco», ed «è cominciata la mia seconda vita. È un grande dono di Dio». Non è battezzato, Fabrizio. Ma ora va a messa. «Perché sento Gesù sempre più vicino a me». «I Banchi, nella forma, potrebbero cambiare domani», dice ancora Nembrini: «Le facce essere diverse. Ma la questione è se in quella faccia, in quel particolare, abbiamo tutti la semplicità di riconoscere i tratti inconfondibili della presenza del Mistero. Che commozione che dentro il mio bisogno, e la realtà che in qualche modo risponde, incomincio a vedere quel volto misterioso». Come ha fatto Fabrizio. Ma come raccontano anche Valentina, Norberto... O Chiara, che porta il pacco a una famiglia in cui la madre è morta da poco. «Subito dopo il funerale sono scappati tutti, in fretta. Non sapevano come starci davanti. Cosa dici a una bambina di nove anni che ti chiede: “Perché mia mamma è morta?”». Lei e i suoi amici del Banco, però, sono rimasti. «Non era da me. Ma ho dovuto fare i conti con la mia esperienza. Era la resa dei conti. Come affrontare questa situazione se non hai incontrato tu qualcosa che vince la morte?». E ancora, Valentina, che davanti alla famiglia assistita si ritrova «come di fronte a uno specchio che mi dice: ecco, anche tu sei così. Hai un buco nello stomaco, come il mio. È incredibile come un gesto apparentemente così piccolo vada a toccare tutto quello che fai nella vita». O Giovanni, di Pellestrina, che racconta dei «pennoni», «dei brividi che invadono la mia vita, a fare un gesto così, e sono l’umano. La mia umanità».

Un’ora e mezza, fitta e intensa. «Ma io starei qui ancora», chiosa Nembrini, «a sentire parlare di Cristo. Che è una presenza, non un’idea. Dev’essere stato qualcosa del genere per quei due, davanti al Battista che quel giorno disse: “Ecco l’Agnello di Dio”. Tutti avevano davanti i testimoni, tutti avevano lo stesso desiderio. Ma questi due sono andati in fondo. Completando il percorso. Il desiderio, il testimone, di cosa sono segno? Il bisogno, di cosa è segno? Di Lui. Non abbiate timore di fare tutto il percorso di conoscenza, di giudicare quello che capita a voi, per poter arrivare a Lui. Cedere a questo è la carità più grande, per noi e il mondo».

Fine assemblea. Chiude Franchi, chiamando per nome quello che tutti hanno negli occhi e nel cuore: «Siamo commossi. Un’umanità cambiata da Cristo commuove. E questo è un giudizio sulla nostra opera. Perché quello che emerge è il valore educativo di questo gesto. Il gesto di carità è la dimensione di un uomo che comincia a cedere a Cristo». Dentro il “pacco”. Ma molto più in là.

venerdì 15 ottobre 2010


Il Centro di Solidarietà di Milazzo aderisce alla Giornata Nazionale della Colletta Alimentare.
Nel 2009 il CdS di Milazzo ha organizzato la Colletta Alimentare in 6 SuperMercati
o Centri Commerciali di Milazzo e in 5 Supermercati di Barcellona P.G.
Nel 2010 il CdS di Milazzo prevede di incrementare i Supermercati coinvolti.

DAI IL TUO CONTRIBUTO DI VOLONTARIO DI UN GIORNO
A QUELLA CHE IN FONDO E’ UNA GRANDE FESTA DELLA CARITA’

Per aderire invia una mail con i tuoi recapiti all'indirizzo cds.milazzo@gmail.com oppure chiama il n. cell. 329.6659322

Il CdS di Milazzo aderisce all'Happening 2010 della Città di Messina

domenica 10 ottobre 2010

Silvio Cattarina a Milazzo - 12 ottobre 2010

Milazzo 12 ottobre 2010 - Giusi Camillò, Silvio Cattarina e Massimo D'Amore


La sala

Il 12 settembre 2010 alle ore 10.30
i Volontari del CdS di Milazzo hanno incontrato
don Liborio Di Marco,
nei Saloni della Parrocchia San Giuseppe,
per una conversazione sul
SENSO DELLA CARITATIVA

domenica 28 marzo 2010

Più grande del peccato

23/03/2010


Ci sarebbe da discutere a lungo, sulle vicende che hanno portato Benedetto XVI a scrivere la sua Lettera ai cattolici d’Irlanda. E si potrebbe farlo partendo dai fatti, da numeri e dati che - letti bene - dicono di una realtà molto meno imponente di quanto possa sembrare dalla campagna feroce dei media. Oppure dalle contraddizioni di chi, sugli stessi giornali, accusa - a ragione - certe nefandezze, ma poche pagine più in là giustifica tutto e tutti, specie in materia di sesso. Si potrebbe, e forse aiuterebbe a capire meglio il contesto di una Chiesa davvero sotto attacco, ben al di là dei suoi errori. Solo che il gesto umile e coraggioso del Papa ha spostato tutto più in là. Verso il cuore della questione.

Chiaro, la ferita c’è. Ed è gravissima. Di quella specie che ha fatto dire parole di fuoco a Cristo («Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina e fosse gettato negli abissi…») e ai suoi vicari.

C’è la sporcizia, nella Chiesa. Lo disse chiaro e forte lo stesso Joseph Ratzinger nella Via Crucis di cinque anni fa, poco prima di diventare Papa, e non ha smesso mai di ricordarlo dopo, con realismo. C’è il peccato, anche grave. C’è il male e l’abisso di dolore che il male si porta dietro. E c’è l’esigenza di fare tutto il possibile - pure con durezza - per arginare quel male e riparare a quel dolore. Il Papa lo sta già facendo, e la sua Lettera lo ribadisce con forza, quando chiede ai colpevoli di risponderne «davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali».

Ma proprio per questi motivi il vero cuore della questione, il focus dimenticato, sta altrove. Accanto a tutti i limiti e dentro l’umanità ferita della Chiesa c’è o no qualcosa di più grande del peccato? Di radicalmente più grande del peccato? C’è qualcosa che può spaccare la misura inesorabile del nostro male? Qualcosa che, come scrive il Pontefice, «ha il potere di perdonare persino il più grave dei peccati e di trarre il bene anche dal più terribile dei mali»?

«Ecco dunque il punto: Dio si è commosso per il nostro niente», ricordava don Giussani in una frase usata da Cl per il Volantone di Pasqua: «Non solo: Dio si è commosso per il nostro tradimento, per la nostra povertà rozza, dimentica e traditrice, per la nostra meschinità. È una compassione, una pietà, una passione. Ha avuto pietà per me».

È questo che porta la Chiesa nel mondo, e non certo per merito, bravura o tantomeno coerenza dei suoi: la commozione di Dio per la nostra meschinità. Qualcosa di più grande dei nostri limiti. L’unica cosa infinitamente più grande dei nostri limiti. Se non si parte da lì, non si capisce nulla. Impazzisce tutto, letteralmente.

È capitato - capita - anche a noi di schivare quella commozione, di sfuggirla. A volte è nella Chiesa stessa che si riduce la fede a un’etica e la moralità a un’impossibile rincorsa solitaria alle leggi, quasi che aver bisogno di quell’abbraccio fosse una cosa di cui doversi vergognare. Ma se si dimentica Cristo, se si fa fuori la misura totalmente diversa che Lui introduce nel mondo ora, attraverso la Chiesa, non si hanno più i termini per capire e giudicare la Chiesa stessa.

Allora diventa facile confondere l’attenzione per le vittime e il riguardo per la loro storia con un silenzio connivente, e la prudenza verso i colpevoli veri o presunti – accusati, magari, sulla base di voci affiorate dopo decenni – con la voglia di «insabbiare» (che pure a volte, evidentemente, c’è stata). Diventa quasi inevitabile straparlare di celibato senza sfiorare nemmeno il valore reale della verginità. E diventa impossibile capire perché la Chiesa può essere dura e materna insieme, con i suoi sacerdoti che sbagliano. Può punirli con severità e chiedere loro di scontare la pena e riparare al male (lo ha già fatto, non da oggi; e lo farà, sempre), ma senza spezzare - se possibile - il filo di un legame, perché è l’unica cosa che può redimerli. Può chiedere ai suoi figli «siate perfetti come è perfetto il Padre vostro» non per domandare un’impossibile irreprensibilità, ma per richiamare una tensione a vivere la stessa misericordia con cui ci abbraccia Dio («siate misericordiosi come è misericordioso il Padre che è nei cieli»).

È proprio per questo che la Chiesa può educare. Che, in fondo, è la vera questione messa in discussione da chi la sta accusando («vedete che sbagliano anche i preti, e di brutto? Come facciamo ad affidargli i nostri bambini?»), come se il suo essere maestra dipendesse tutto dalla coerenza dei suoi figli, e non da Lui. Da Cristo. Dalla Presenza che – tra tutti gli errori e gli orrori commessi - rende possibile nel mondo un abbraccio come quello del Figliol prodigo ritratto da Chagall nello stesso Volantone. Lì, accanto alla frase di Giussani, ce n’è un’altra, di Benedetto XVI: «Convertirsi a Cristo significa in fondo proprio questo: uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza, esigenza del suo perdono».

Ecco, l’abbraccio di Cristo, dentro la nostra umanità ferita e indigente e al di là del male che possiamo compiere. Se la Chiesa – con tutti i suoi limiti - non avesse questo da offrire al mondo, persino alle vittime di quelle barbarie, allora sì che saremmo perduti. Tutti. Perché il male ci sarebbe sempre. Ma sarebbe impossibile vincerlo.

sabato 6 febbraio 2010

Partecipiamo gli Anniversari di Comunione e Liberazione

Il CENTRO DI SOLIDARIETA’ DI MILAZZO
collabora con la Fondazione Banco Farmaceutico


“Dona un farmaco a chi ne ha più bisogno”

X Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco
Lunedì 15 febbraio 2010

La carità ti cambia la vita

Lunedì 15 febbraio, in tutta Italia, recandosi nelle farmacie che espongono la locandina del Banco Farmaceutico, si potrà acquistare e donare un farmaco da banco a chi oggi vive ai limiti della sussistenza (8 milioni 78 mila persone, dati ISTAT relativi al 2008).

La Fondazione Banco Farmaceutico Onlus in collaborazione con la Compagnia delle Opere – Opere Sociali, organizza, il prossimo 15 Febbraio, la X Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco. L'iniziativa si terrà in oltre 3000 farmacie distribuite in 82 province e in più di 1.200 comuni.

Lunedì 15 febbraio, nelle farmacie che esporranno la locandina della raccolta, circa 10.000 volontari spiegheranno l’iniziativa ai cittadini. Gli stessi farmacisti, rispetto alla domanda degli enti assistiti, consiglieranno il tipo di farmaco da banco (cioè quelli senza prescrizione medica) di cui è maggiormente avvertita la necessità. A beneficiare dell’iniziativa saranno le oltre 420.000 persone che quotidianamente vengono assistite dai 1.250 enti caritatevoli convenzionati con il Banco Farmaceutico in tutta Italia.

In questo momento di crisi e di confusione generale c'è il rischio di ripiegarsi su se stessi, di arrendersi alle difficoltà e di farsi tentare dall'individualismo. Questo rischio vale per tutti noi. Cosa vince questo rischio? E' solo l'esperienza di positività e di sovrabbondanza della Carità cristiana di cui siamo oggetto che ci permette di fare (e di proporre a tutti) il gesto della Giornata di Raccolta del Farmaco. Un gesto di gratuità e condivisione che aiuta i più poveri e che ridesta chi vi partecipa, generando un soggetto nuovo.

La Fondazione Banco Farmaceutico Onlus ha lo scopo di aiutare le persone indigenti rispondendo al loro bisogno farmaceutico, attraverso la collaborazione con le realtà assistenziali che operano localmente, al fine di educare l’uomo alla condivisione e alla gratuità.

Nella zona Tirrenica della Provincia di Messina il Centro di Solidarietà di Milazzo sosterrà la Giornata per la Raccolta del Farmaco in 4 Farmacie:

Milazzo                       Farmacia Castelli in Largo Dei Mille, 6
Barcellona P.G.            Farmacia De Francesco in Via Garibaldi Giuseppe,542
Barcellona P.G.            Farmacia Venuto in Via Longano, 1
San Filippo del Mela    Farmacia Pellegrino in Via Archi Giammoro,114 (Archi Marina)

Si ringraziano i farmacisti per il sostegno economico all’iniziativa e L’ANIFA (Associazione nazionale delle industrie farmaceutiche dell’automedicazione) che ogni anno contribuisce al successo dell’iniziativa con importanti donazioni.

domenica 24 gennaio 2010

Convegno del Forum delle Associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del Lavoro - Messina, 29 gennaio ore 16.30, Camera di Commercio

29 gennaio 2010, ore 16.30  -  Camera di Commercio di Messina

CONVEGNO
sul tema

"Dalla crisi un nuovo modello di sviluppo,
lavoro e sussidiarietà nella
Caritas in Veritate".

Il Convegno è indetto dal Forum delle Associazioni di ispirazione Cattolica nel Mondo del Lavoro (Articolo)  (video)

Interverranno:
Natale FORLANI
Portavoce Nazionale del Forum
Salvatore MARTINEZ
Presidente Nazionale del Movimento "Rinnovamento nello Spirito"
Nicolò PAPA
Amministratore Nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori

sono, inoltre, previste relazioni di:
 Maurizio BERNAVA, Segretario Regionale della C.I.S.L.;
Gaetano MANCINI, V.Presidente Nazionale della ConfCooperative;
Tonino DE MATTEO, V.Presidente Nazionale del M.C.L.;
Santino SCIRE', Presidente Regionale della A.C.L.I.;
Antonio SINDONI, Segretario Regionale ConfArtigianato;
Riccardo TRINGALI, V.Presidente Compagnia delle Opere Sicilia Orientale.



giovedì 21 gennaio 2010

Terremoto ad Haiti - LA VOSTRA VITA APPARTIENE AD UN'ALTRO


LA NOSTRA VITA APPARTIENE A UN ALTRO

«La nostra vita appartiene a qualcosa d’Altro. L’inevitabilità [di ciò che accade] è come il sinonimo più chiarificatore di questa non appartenenza a noi della cosa, e soprattutto non appartiene a noi ciò da cui tutto deriva: la nostra vita appartiene a un Altro.
In questo senso si capisce perché la vita dell’uomo è drammatica: se non appartenesse a un Altro sarebbe tragica. La tragedia è quando una costruzione frana e tutti i sassi e i pezzi di marmo e i pezzi di muro, crollano. E tutto nella vita diventa niente, è destinato a diventar niente, perché di ciò che abbiamo vissuto nel passato, di ciò che abbiamo vissuto fino a un’ora fa, fino a cinqueminuti fa, non esiste più niente di formato, di costruito non esiste più niente. E questo è tragico. La tragedia è il nulla come traguardo, il niente, il niente di ciò che c’è. Mentre se tutto appartiene a un Altro, a qualcosa d’Altro, allora la vita dell’uomo è drammatica, non tragica. Riconosco che ti appartengo, riconosco che il tempo non è statomio, non mi apparteneva, come il tempo fino ad oggi non mi appartiene, non mi appartiene. Prendi pure la mia vita, accetto che non mi appartenga, riconosco che non mi appartiene, accetto che non mi appartenga.
Ciò che possiede il nostro tempo è morto per noi, si presenta ai nostri occhi e al nostro cuore come il luogo dove è amato il nostro destino, dove è amata la nostra felicità, tanto che Colui che possiede il tempo muore per il nostro tempo. Il Signore, Colui a cui appartiene il tempo, è buono».
(L.Giussani, Si può vivere così?)

«Il nostro pensiero, in questi giorni, è rivolto alle care popolazioni di Haiti, e si fa accorata preghiera. Seguo e incoraggio lo sforzo delle numerose organizzazioni caritative, che si stanno facendo carico delle immense necessità del Paese. Prego per i feriti, per i senza tetto, e per quanti tragicamente hanno perso la vita».
(Benedetto XVI, Angelus del 17 gennaio 2010)

È la certezza di questa appartenenza che sostiene la nostra speranza e ci fa sentire come nostro il dramma dei fratelli di Haiti.
Per questo,accogliendo l’appello del Papa, sosteniamo la raccolta fondi lanciata da AVSI per intervenire in favore della popolazione e far fronte alla grave emergenza umanitaria che si è creata nell’isola.AVSI è presente ad Haiti dal 1999 con alcuni progetti a sostegno della realtà locale.


Per sostenere le attività di AVSI indicare nella causale “terremoto Haiti”:
1) Credito Artigiano - Sede Milano Stelline, Corso Magenta 59 - IBAN IT 68 Z0351201614000000005000
 2) Per bonifici dall’estero: IBAN IT 68 Z0351201614000000005000 - BIC (Swift code) ARTIITM2
 3) Conto corrente postale n° 522474, intestato AVSI
 4) Per le donazioni online vai sul sito: http://www.avsi.org/

21.gennaio.2010